Un thriller accattivante che tiene lo spettatore legato alla narrazione fino alla fine.
"All my friends hate me" riesce a mantenere un gioco di equilibri tra l'essere da un lato divertente e dall'altro inquietante e leggermente terrificante.
Gaynord debutta mescolando abilmente l'alternanza di umorismo e ci fa entrare nell'incertezza crescente di Pete su ciò che i suoi amici pensano veramente di lui.
L'evirazione di Pete è dolorosa da guardare, eppure gli strati di ironia, i doppi sensi e il sarcasmo la rendono non solo tollerabile, ma persino piacevole.
I bellissimi cambi di scena fanno rimanere in uno stato di tensione costante, senza sapere da che parte girarsi mentre gli avvenimenti si dipanano e la verità viene a galla.
Un film che gioca con le nostre più profonde insicurezze in materia di accettazione e di appartenenza, rendendo la visione inquietante con una scena finale davvero azzeccata.
Una paradossale interpretazione di cosa oggi significhi essere un millennial; siamo noi stessi i nostri peggiori nemici?